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Così, i nuovi strumenti di pianificazione (QCS, APQ,
PSM, PIC, POR, PIT, PSL, PRU, PRUSST, Patti Territoriali, Accordi di Programma, Contratti d’area, di programma
e di quartiere, Convenzioni, Conferenze di Servizi) puntano sull’integrazione
intesa in due direttrici: 1.
Integrazione tra le
varie politiche di sviluppo locale; 2.
Integrazione tra gli
operatori locali protagonisti dello sviluppo (Enti pubblici, imprenditori,
associazioni di categoria, cittadini in genere) Già nel “Mandato di negoziato 2000-2006” per
l’Obiettivo 1, la Commissione Europea esortava, nella predisposizione del PSM e
degli altri programmi e progetti a seguire, ad applicare necessariamente il
principio del partenariato. In realtà le necessità di integrazione si notano
principalmente nella delibera CIPE 21 marzo 1997, Disciplina della
programmazione negoziata, dove viene sottolineata l’importanza che gli
strumenti di pianificazione siano basati sul metodo del coordinamento, in cui
non esiste un soggetto decidente, ma una pluralità di soggetti che
rappresentano i fabbisogni della collettività e che si impegnano ad espletare i propri compiti necessari per
raggiungere l’obiettivo comune prefissato. Tutti gli strumenti del sistema pattizio, infatti, si
basano sul concetto di integrazione come elemento chiave dello sviluppo. Si è quindi capito che nessun validissimo piano di
sviluppo potrà mai avere successo se non viene ben recepito dal territorio, e
soprattutto che il territorio, con le sue risorse umane e con i suoi bisogni,
non può venire meno nei vari processi, poiché costituisce il principale (se non
unico) destinatario della programmazione. Perché comunque una programmazione integrata abbia
successo è necessario superare alcuni ostacoli: ·
Il rischio che la
partecipazione ai processi decisionali diventi un rituale formale; ·
Il rischio che un
eccessivo coinvolgimento faccia perdere di vista le priorità; ·
Il rischio che l’oggetto
delle trattative si trasformino in una semplice spartizione di risorse
finanziarie; ·
Il rischio che il minore
peso dato alle amministrazioni centrali carichi di responsabilità
amministrazioni periferiche molto meno efficienti. Questi sono i motivi per cui l’integrazione non è
applicata in molti processi. Ma ciò non può prescindere dal fatto che solo il
territorio conosce i suoi fabbisogni ed ha vero interesse a gestire al meglio
il futuro. È necessario in ogni processo avviare forme di coinvolgimento
consapevole e sostanziale. |
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