Intervista a Mons. Giancarlo Maria Bregantini

Locri 19 marzo 2003

Di Francesco Longo

 

 

1.      Profilo del soggetto

 

Giancarlo Bregantini è originario di Denno Val di Non (Trento). Ha studiato teologia a Verona e si è specializzato all’università Gregoriana di Roma in Storia della Chiesa. L’ordinazione vescovile è del 1994, con l’assegnazione alla Diocesi di Locri-Gerace. E’ presidente della Commissione episcopale italiana (Cei) per i problemi sociali e del lavoro.

 

 

 

2.      Come definirebbe l’attuale situazione socio-economica dell’area?

 

La situazione generale è sicuramente complessa, ma non complicata.

Come in tutte le realtà territoriali si rilevano luci ed ombre, ci sono situazioni di grande degrado e situazioni di grandi potenzialità. Certamente si nota in questi anni una crescita di consapevolezza, di chiarezza interna che ci permette di fare analisi più trasparenti, più lucide, più positive.

Si è colta di più la fatica dei nodi culturali, si riesce ad analizzare meglio i problemi, ma nello stesso tempo si fa fatica a trovare vere e proprie piste risolutive e ancor più, ad unificare le forze attorno ad alcuni punti nodali dello sviluppo.

Questo è uno dei problemi più gravi, questa eccessiva diagnosi e questa carenza di terapie, ma soprattutto il non adeguato incrocio di forze sulle prospettive mirate.

Con un’immagine poetica dico che dobbiamo passare dal “sogno” al “segno”, cioè il sogno è il progetto che dobbiamo avere e, guai se manca, però spesso si sogna troppo e non si hanno segni concreti e precisi per giungere al sogno da realizzare, ed è un grande problema per questa terra dove tutto sembra evanescente.

 

 

 

3.      Indichi i settori per i quali l’area ha ricche potenzialità non utilizzate

 

Le potenzialità più grande è l’agricoltura, su questa bisogna puntare, più del turismo.

Nella settimana sociale, che si è appena conclusa, abbiamo messo in luce i paesi interni perché sono questi che danno la radice a quelli marini.

Abbiamo creato uno slogan facile ed efficace: “Se il bosco è verde, il mare è blu”.

Cioè se è curato il bosco, il paese interno, se sono curati i centri storici, automaticamente il turismo cresce.

Non basta più il mare blu e inoltre, il mare resta blu, se è curato il bosco retrostante, cioè se c’è la cura di tutti i paesi interni, se il turismo sa valorizzare l’arte e la cultura poiché non basta più il mare per garantire la presenza turistica.

Non solo “Mediterraneo da scoprire”, ma soprattutto” bosco da valorizzare”, questo lo slogan principale.

Quindi l’agricoltura, le strade, le scuole di campagna, la posta nei paesi piccoli, la chiesa, i pastori in pratica la valorizzazione della tradizione, della cultura locale, delle feste.

Tutto questo è una grande risorsa e qui che dobbiamo lavorare.

 

 

 

4.      Indichi, e descriva, gli ostacoli principali alla crescita economica ed allo sviluppo sociale dell’area.

 

Gli ostacoli principali sono la logica dell’appariscenza, del facile, del comodo, del superficiale, della pubblicità negativa che porta i giovani e le famiglie a “scivolare” verso le cose più facili, non valorizzando le risorse, le tipicità e la cultura che ci da la Calabria.

I nemici più grandi, uso un’immagine, sono gli ipermercati, i McDonald’s, sono le realtà dove non c’è più il legame con il territorio, sono danni gravissimi che ci stiamo perpetrando.

Io ho chiesto espressamente al Prefetto di impegnarsi e sono riuscito a capire che il permesso di apertura domenicale degli ipermercati, proviene dalla Regione e non dal Comune.

E’ quindi una battaglia grande che si sta facendo in tutta l’Italia non solo qui, anche se proprio qui è maggiormente devastante, perché non è tanto il fatto in sé, ma è la logica che porta a non valorizzare, a non restare nel paese, a non apprezzare le piccole e semplici cose, questo è il grande nemico che noi abbiamo.

E’ frutto dell’efficientismo, delle luci fosforescenti, del gioco. Se tutto ciò è grave nella grande città, perché è di per se un problema, nelle nostre culture fragili è devastante due volte perché rovina l’economia tradizionale e non la sostituisce nemmeno.

 

 

 

5.      Secondo Lei il problema è legato al fatto che la nostra terra si conosce poco o si ama poco?

 

In fondo il discorso s’intreccia: più ami, più conosci e più conosci, più ami.

Bisogna andare contro corrente, bisogna dire dei “no”, bisogna cambiare modo di vivere la politica, pensare diversamente le scuole, studiare di più la realtà e la storia locale, le tradizioni, amare di più questa terra e aiutarci reciprocamente a farla bella.

Bisogna “amarla per conoscerla”, più la ami più la scopri, devi conoscerne le potenzialità. Amandola la valorizzi, ma se non la ami fai fatica, non ti fermi a guardare perché il luogo non è appariscente.

 

 

 

6.      Quando ha detto che questa logica porta i giovani a “scivolare” in cose più facili, si riferiva all’emigrazione e alla delinquenza?

 

Si, ma anche il consumismo facile, il prendere i prodotti pubblicizzati in televisione e non quelli          locali. Nei nostri ristoranti è più facile trovare l’acqua Levissima e non la Mangiatorella, il vino alcune volte non è quello locale, ma quello della Sicilia o della Puglia. Questa logica dimostra che non c’è la stima per noi stessi.

 

 

7.      Parliamo di quello che Lei ha fatto, del suo impegno nel sociale e nello sviluppo

 

Il nostro impegno mira a scuotere il tessuto sociale, cerchiamo di sollecitare gli enti locali affinché sciolgano velocemente i vincoli burocratici del ceto politico e amministrativo per dare maggiori opportunità ai giovani.

Di notevole importanza è la ricerca all’attivazione dei finanziamenti. La risposta è stata positiva, così può partire dal basso la spinta verso la ripresa sociale. Tra i nostri obiettivi, c’è quello di far decollare un tessuto di cooperative, per questo abbiamo chiesto e ricevuto il contributo della Banca Etica, che ha sede a Padova e di Solidea, che è la banca delle cooperative del Trentino.

Tre sono le parole chiave che caratterizzano le nostre azioni:

§       prendere coscienza della marginalità della nostra terra. E’ un’esperienza esigente, chiede studio, analisi, censimenti.

§       evitare che la marginalità diventi emarginazione, attraverso la trasformazione della marginalità in tipicità, quindi dare senso, valore e importanza alle cose.

§       non basta la tipicità se non si creano dei collegamenti, quindi reciprocità. Collegare le aree interne con quelle esterne, i paesi della costa con quelli della montagna. La reciprocità è più che solidarietà, infatti, si intende il Nord che aiuta il Sud e il Sud che aiuta il Nord.

Però bisogna avere prodotti di qualità, competitivi, tipici, organizzati, ben collocati, che non facciano il gioco del pressappochismo.

 

 

 

8.  Quindi Lei crede molto nella capacità di cooperazione in questa zona della     provincia?

 

Certamente, infatti, attualmente sta nascendo un consorzio di 12 cooperative e tre sono le frasi che ci hanno sostenuto:

1.      Dunque si può cambiare. Infatti, alcuni ragazzi hanno osservato la situazione in Trentino è hanno capito che anche qui è possibile realizzarsi.

2.      Fate anche voi i lamponi a Natale. Noi abbiamo le temperature ideali per farlo e nessuno ha pensato di produrre lamponi a dicembre. Quindi tipicità e soprattutto unicità del luogo.

3.      Tu solo puoi farcela, ma non puoi farcela da solo. Questa è una frase di Don Germini che si spiega da sola.

 

 

 

 

9.  Cosa bisognerebbe fare per spingere la gente a collaborare, ad avere uno spirito competitivo?

 

Bisogna innanzi tutto far vedere le cose, far vedere che si può, che è possibile.

In secondo luogo bisogna essere accompagnati da qualcuno che ne sa più di te, che ti da il know-how, che t’insegna, che ti segua. La parola chiave è accompagnare.

Infine bisogna far capire che ci si guadagna lavorando con impegno e serietà.

 

 

 

10.   Quali sono le problematiche comuni alle quali i protagonisti vanno incontro?

 

Un problema è sicuramente il fatalismo, il destino. Bisogna rompere quest’ironia dei paesi, aprirsi, confrontarsi far vedere e studiare.

Un altro problema è avere l’umiltà di farsi aiutare ed evitare di chiudersi nell’immediato. Alcune volte si nota che anche chi è stato aiutato entra in una logica corporativa egoista.

 

 

 

11.   Lei ha fiducia nello sviluppo?

 

Come no! Ogni regione ha luci ed ombre. Altre terre hanno meno problemi, ma altri guai, problemi etici e morali. L’importante è avere coscienza di tutto questo, avere tenacia.

 

 

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