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Intervista
a Mario Diano
Siderno
28/02/2003
Di Francesco Longo
- Profilo e biografia del soggetto
Titolare del Grand Hotel President di Siderno,
coordinatore del consorzio Jonica Holiday, presidente dell’Istituto Europeo
Superiore per il Turismo di Locri, già docente per trent’anni di scienze
naturali
- Indichi
almeno tre settori per i quali l’area ha ricche potenzialità non
utilizzate
Naturalmente il turismo,
perché mette in moto molte altre attività collegate. In particolare, una
risorsa poco utilizzata è il ricco patrimonio culturale di cui questa zona
è dotata. Le particolari condizioni climatiche, due tre anni fa sono venute
in questa zona quattro università europee e hanno appurato che qui esiste
un microclima unico, naturale, che giova alle malattie reumatiche, alle
articolazioni, questa è una potenzialità che non può essere sottovalutata,
soprattutto per attirare gente nella bassa stagione con minimi
investimenti. L’ambiente naturale, questa grande ricchezza che è
l’Aspromonte, per il quale noi dobbiamo avere la capacità di capovolgerne
l’immagine negativa che ancora si porta. I paesi dell’entroterra, col loro
patrimonio folkloristico e culturale. Io spesso faccio la guida e conduco i
turisti in tutti i centri storici. Quando arriviamo lì si trova una festa:
chi suona l’organetto, chi esce dalla propria abitazione e offre il vino,
tutto preparato per far rimanere questa gente entusiasta, in modo che porti
un’immagine positiva di questa terra.
Il turismo viaggia con
cultura e natura, e queste sono le risorse che ci permettono di lavorare tutto
l’anno, perché il turismo balneare è limitato a due o tre mesi, ma visto
che sappiamo che la nostra industria è il turismo, non possiamo permetterci
di lavorare solo pochi mesi l’anno, cosa diciamo ai ragazzi, ai camerieri,
agli altri dipendenti, li mandiamo a casa?
Dobbiamo necessariamente
sforzarci per aumentare la stagione turistica, e le possibilità ci sono.
Questi gruppi che vengono nei mesi di bassa stagione, li facciamo
partecipare alla raccolta delle olive, alla pigiatura dell’uva in autunno, alla
visita dei campi di bergamotto, mettendoli a contatto con la realtà, perché
questo è il turismo del domani. Questi sono i nostri punti di forza, noi
non dobbiamo fare altro che ordinare quello che c’è sul territorio,
valorizzarlo, renderlo fruibile e farlo produrre.
- Indichi,
e descriva, almeno tre ostacoli alla crescita economica ed allo
sviluppo economico dell’area
In riferimento al territorio
della Locride, 42 comuni, trentamila posti letto negli alberghi, diecimila
nelle strutture extralbrghiere e
quindicimila negli appartamenti. Un grande problema è il fatto che noi ci
stiamo portando dietro un’immagine negativa che blocca i flussi turistici e
ci fa perdere la materia prima per il rilancio di tutti i settori, cioè la gente. Pensiamo
che su cento turisti, direttamente e indirettamente, lavorano circa
quaranta persone; il turismo è un settore che riesce a creare molta
occupazione con bassi investimenti, il problema è di farlo durare a lungo.
Alcune aziende pilota, come lo stesso President ed altre due o tre lo
stanno facendo, e questo significa che si può fare. Noi ci riusciamo perché
abbiamo un marketing aggressivo, mirato, assistiamo gli ospiti, sopperiamo
a quelle che sono le mancanze delle amministrazioni, cioè i collegamenti, i
servizi informazioni, ecc., ma la maggior parte degli albergatori e degli
imprenditori in genere non hanno questa visione dello sviluppo, e la
cultura imprenditoriale è un altro ostacolo da affrontare. La
professionalità imprenditoriale in questa zona è molto mediocre.
Non manca il problema delle
infrastrutture, viabilità, trasporti, strutture per il tempo libero, per i
giovani, per gli anziani; ricordiamoci che abbiamo perso manifestazioni a
livello regionale e nazionale perché
mancavano palestre attrezzate, strade, ecc. le infrastrutture sono
fondamentali sia per i turisti, sia per chi vuole investire in questa zona,
chi andrebbe ad investire in una zona dove non c’è l’appetibilità del
territorio. Sviluppo Italia, ad esempio, ha investito in Sicilia, in
Puglia, ma in Calabria no.
- Come pensa che sia possibile attivare un
tessuto di cooperazione in questa zona della provincia e da dove
bisognerebbe partire?
Noi stiamo costituendo una rete, abbiamo un buon
rapporto tra i sindaci, l’associazione dei sindaci, il consorzio degli
albergatori, il consorzio delle Pro-loco, il progetto Sinergy (30
associazioni di servizi che rappresentano un punto di unione tra le
amministrazioni pubbliche ed i cittadini, per sensibilizzare l’opinione
pubblica da un lato e le istituzioni dall’altro) con molte iniziative, tipo
“Borghi in fiore”, il forum delle associazioni giovanili (35 associazioni),
perché sappiamo che lo sviluppo parte sempre dal basso, deve partecipare la
gente, deve condividere gli obiettivi, solo così si possono vedere risultati.
Abbiamo creato un sistema, in modo da rappresentare
una forza contrattuale nei confronti dei politici, in modo che il problema
del singolo non sia più di uno solo, ma dell’80% degli elettori.
Per far cooperare gli attori tutto è nato circa
vent’anni fa, con un’agenzia di viaggi che riuniva qualche albergo di
Siderno, poi altri si sono uniti, ma io avevo la consapevolezza che in
questa terra bisogna fare le cose a fondo perduto, bisogna dare senza
pretendere (questo è il principio di fondo), non ho mai cercato cariche, ma
ho sempre mantenuto una posizione operativa all’interno del consorzio,
senza quelle manie di protagonismo che avrebbero deteriorato l’efficienza
del consorzio. L’importante è definire degli obiettivi comuni, e poi
lottare tutti insieme per raggiungerli, senza farci distrarre dalle gelosie
o da altri ostacoli che ci farebbero sprecare energie. Siamo una comunità
troppo litigiosa, “ci ammazziamo per l’osso e la carne si perde”.
- In
che altro consiste il suo impegno nell’incoraggiamento delle risorse
umane?
Il mio lavoro è dedicato molto ai giovani ed al futuro
di questa terra, stiamo subendo una fuga di risorse pericolosa; i giovani,
laureati che hanno desiderio di realizzarsi, di produrre, di essere
indipendenti sono costretti ad andare fuori. Noi abbiamo il dovere di
mettere il nostro know how, le nostre esperienze e le nostre conoscenze a
disposizione del territorio. Quando arrivano i turisti, io sono contento
non perché l’azienda incassa, quanto perché posso continuare a dare lavoro
a molti giovani. Purtroppo mi rendo conto che non siamo in molti a pensarla
così.
Ho l’associazione ATA (Amici del Turismo e
dell’Ambiente) composta da ragazzi dagli otto ai quindici anni, ai quali
personalmente dedico molta attenzione perché, dicevano gli antichi, “u pedaloru s’addrizza quando è
picciulu”, noi adulti ormai abbiamo una forma mentis, invece per i ragazzi
è diverso. Se diamo dei buoni esempi di correttezza, di responsabilità,
possiamo avere la speranza che le cose cambieranno.
Poi presiedo l’Istituto Europeo Superiore per il
Turismo. L’Istituto Europeo nasce con legge regionale ed ha il compito
principale di fare formazione, infatti facciamo seminari per i titolari
delle aziende, abbiamo concluso di recente degli aggiornamenti per il
personale delle strutture, abbiamo fatto dei corsi per operatori
congressuali, per animatori, guide turistiche. Adesso stiamo facendo una
formazione mirata per coloro che già lavorano nelle aziende poiché, dopo
aver fatto un’indagine su 2.500 turisti, abbiamo visto quali sono le lacune
(ad es. la superficialità nella ristorazione) e abbiamo istituito quattro
corsi (sala bar, reception, lavanderia, cucina). L’Istituto è presente sul
territorio per cooperare con le amministrazioni locali, con gli operatori
locali, con le varie associazioni per professionalizzare sia chi è già
all’interno di un contesto lavorativo, sia i giovani in cerca di
occupazione. L’Istituto fa inoltre ricerca sul territorio, l’ultimo lavoro
è il Rapporto sul turismo nella Riviera dei Gelsomini.
Sono fiducioso nello sviluppo
di questa terra, ma dobbiamo fare in fretta nel creare opportunità,
altrimenti i giovani se ne vanno.
info@longonet.com
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